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Draganea – Un Viaggio insieme a Dragan Travica/Parte1

“Draganea” – Un viaggio insieme a Dragan Travica/Parte 1
Una personalità piena di sfaccettature + la voglia di raccontare di sé = un viaggio nel mondo di Dragan Travica. Per scoprire nuove spiagge di un personaggio combattivo, autentico nel suo esporsi al pubblico, delle volte frainteso. Sarà un viaggio a tappe, ci soffermeremo su ogni isola quel tanto che Dragan ci ha concesso per conoscerlo un po’ meglio (l’intervista è stata realizzata a Cavalese, durante il ritiro azzurro). La chiamiamo “Draganea”, con licenza poetica verso l’Odissea.
Il nostro viaggio parte da Odense alla vigilia dell’Europeo. Pronti?
Quale metafora useresti per descrivere l’esperienza dell’Europeo?
1) un assalto mosso agli avversari;
2) un viaggio di conoscenza di se stessi;
3) una lenta e meditabonda navigazione sul fiume.
«Un viaggio: un percorso conoscitivo, collettivo e personale, focalizzato non sul passato o sul futuro, ma sul presente, su quello che sto vivendo.
Sarebbe un errore pensare già alla fase di eliminazione diretta: anche se dall’altra parte della rete incontriamo squadre che sulla carta possono sembrare inferiori la nostra maturità dovrà essere quella di immaginarci di affrontare sempre una partita difficilissima contro il più forte al mondo. Con questa mentalità riusciremo a entrare nel ritmo del torneo e a viverlo nella maniera giusta. Tutte le partite sono importanti perché tutte servono a quella successiva. Dobbiamo pensare giorno per giorno, partita per partita: spesso pensiamo a tante cose che poi non succedono».

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Travica in palleggio

È un viaggio che si fa da soli o in squadra?
«In gruppo: durante le partite è normale che ci sia una dimensione di gruppo; i “pre” e i “post”, che possono sembrare aspetti secondari, sono invece i più importanti: la preparazione alle partite, le sensazioni che provi, gli allenamenti, lo spogliatoio, i riposi dopo le partite sono i momenti che danno i segnali più forti, che vanno tradotti con un bagher o un palleggio. La vita di gruppo, soprattutto fuori dal campo, è molto sintomatica: tante esperienze che ho vissuto, sia positive che negative, rispecchiavano la situazione che c’era fuori dal campo. Quello che c’è fuori lo portiamo in campo: se fuori si sta bene, dentro si sta meglio».

Che differenza c’è tra l’atmosfera che si respira all’Europeo e quella che si vive a un’Olimpiade?
«Sono sensazioni diverse: a Londra c’era la curiosità di scoprire com’era l’ambiente e la quotidianità era differente da quella che si vive a manifestazioni come un Mondiale o un’Europeo. Qui conosciamo meglio la situazione: c’è un girone, se lo chiudiamo bene giochiamo una partita in meno, abbiamo degli orari stabiliti, lo spostamento è breve. È tutto più programmabile, mentre all’Olimpiade dovevi adattarti alle regole dell’improvvisazione».

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2 comments

    1. Ciao Luna, no non abbiamo fatto video (si sarebbe scaricata la telecamera…è durata delle ore). Dovrete accontentarvi di immaginarlo mentre risponde…

      Un abbraccio

      Admin

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