Diamo i numeri all’EuroVolley: esperienza chiusa, grande esperienza

Europei Volley Maschile 2013

Passata una settimana dal momento caldo della rassegna continentale, diamo i numeri a questa esperienza.

Voto 10 a Russia e Italia. Hanno perso la prima partita (un secco 3-0 dalla Germania), poi non si sono più fermati: i Campioni olimpici hanno finalmente centrato anche il titolo europeo dopo 11 tentativi (a partire dal 1993 perché fino al 1991 erano URSS e nel 1992 erano CSI) e 6 medaglie di altro metallo. E mentre l’Italia della Generazione dei Fenomeni plasmava a sua immagine e somiglianza il decennio dei Novanta, tanti giocatori che domenica scorsa hanno indossato l’oro muovevano i loro primi passi sul flex. Degli Azzurri, all’epoca di Velasco, tanti muovevano i loro primi passi in assoluto. Russia e Italia hanno due storie diverse, due realtà diverse, due modi diversi di giocare a pallavolo: loro hanno vinto l’oro, l’Italvolley ha fatto un altro step di avvicinamento.

 

Voto 9 ai ponti danesi. Guardando la cartina della Danimarca ti immagini che i trasporti interni siano quantomeno laboriosi (per usare un eufemismo): tenere insieme 406 isole, infatti, sembra un’impresa impossibile. Non per i creatori della Lego (e chi meglio di loro, a pensarci bene): i ponti che collegano un’isola all’altra sono una meraviglia architettonica – fantascienza al cospetto di Scilla e Cariddi. La star delle opere sospese sul Mar Baltico è il Ponte di Øresund: 15, 9 chilometri di avveniristica fantasia che diventa realtà – collegare due citta (Copenhagen e Malmo) e due Paesi (Danimarca e Svezia).

 

Voto 8 alla “compagnia di Beverly Hills”. Sì, proprio il telefilm che ha caratterizzato gli Anni Novanta. E degli Anni Novanta sono figli gli 8 giovani rampanti che hanno partecipato alle Final Four dell’Europeo 2013: Todor Skrimov (09/01/1990) per la Bulgaria; Aleks Atanasijevic (04/09/1991), Nikola Jovovic (13/02/1992) e Srecko Lisinac (17/05/1992) per la Serbia; e i nostri Thomas Beretta (18/04/1990), Matteo Piano (24/10/1990), Luca Vettori (26/04/1991) e Daniele Mazzone (04/06/1992; non avrà giocato tantissimo, ma è un fenomeno vero di cui sentiremo parlare molto e molto presto). 4 dei 9 premi individuali sono stati vinti da loro. 8 è anche il numero degli esordienti in azzurro. Perché il futuro è sempre dei giovani.

 

Voto 7 agli ascolti RAI. 1 milione e 51mila spettatori (share 5.76%): non male per uno sport che soffre della mancanza di visibilità. Non è sempre Natale – e non è sempre la Finale dell’Europeo (che, sicuramente, ha attirato molti più telespettatori): è evidente, però, che il volley in Italia sta conquistando sempre più cuori. E speriamo che il frastuono di questa passione sia capace di abbattere anche il muro delle difficoltà (economiche, ma non solo).

 

Voto 6 alle stanze degli alberghi. Sufficienza risicata per le strutture danesi: funzionali e complete, ma decisamente spartane. Con l’accessorio indispensabile per ogni trasferta: asse e ferro da stiro formato mini per essere riposti nell’armadio. Come si dice in questi casi: l’importante è che siano puliti. E in questo sono impeccabili (in senso assoluto).

 

Voto 5 alla playlist del palazzo. Siamo partiti da Odense con le solite quattro canzoni incise a fuoco nei neuroni (dopo tre giorni di gare e un numero di ascolti che nemmeno iTunes avrebbe potuto conteggiare). Come essere in un locale dove viene mandato in loop sempre lo stesso cd. A Aarhus la musica non è cambiata, ma abbiamo iniziato ad affezionarci a quella che è diventata la colonna sonora anche del nostro sottofondo mentale. Arrivate a Copenhagen, alla fase finale, al massimo delle emozioni e dell’adrenalina ci siamo ritrovate in mezzo… alla musica popolare. Apprezzabile, però, l’operazione patriottica di dedicare la playlist ai Paesi delle Nazionali qualificate alla Final Four. Per l’Italia è stata scelta Nel blu dipinto di blu. Perfetta. Vi suggeriamo qualche titolo, che certamente saprà essere la vostra “petite Madeleine” degli Eurovolley: We No Speak Americano (Yolanda Be Cool & DCUP), Wake me Up (Avicii), Rattle (Bingo players), il classicone Life is life (Opus). E una chicca arrivata direttamente dallo spogliatoio azzurro: Animals (Martin Garrix).

 

Voto 4 al collegamento RAI. Senza voler infierire.

 

Voto 3 alle mascotte. L’animale-simbolo della Danimarca è il cigno. Le due mascotte danesi, però, sembravano più papere spaesate che non il nobile animale del collo elegante. Il terzo del gruppo è arrivato direttamente dalla Polonia: trattavasi di un aquilotto indemoniato e zompettante (zampettante) che ha dato il meglio durante il riscaldamento delle squadre sulle note di I feel good. Almeno lui.

 

Voto 2 ai tifosi danesi. Due, come le orecchie che ci hanno demolito con le loro trombette puntate direttamente nei nostri timpani. Conseguenze fisiche a parte, l’entusiasmo dimostrato per quello che è tutt’altro che lo sport nazionale è ammirevole. Diremmo quasi emulabile. Anche a costo di rimetterci l’udito a fine stagione.

 

Voto 1 alla temperatura del Parken. Nel senso che 1 era la temperatura percepita. Non fossero stati in campo in 12 sarebbero potute essere partite di beach volley: l’aria era un po’ freschina, diciamo così, e del resto chiudere uno stadio è come cercare di sigillare ermeticamente una cantina. L’idea, comunque, è stata per la pallavolo come una vetrina illuminata di via Montenapoleone a Milano e sarebbe da ripetersi. Ci auguriamo. E ci auguriamo anche a latitudini un filo più mediterranee.

 

Voto 0 al caffè danese. Ribattezzato “brodaglia”, io personalmente (e anche qualcuno dello staff) sono stata una grande fan delle tazzone di acqua nera. Che il loro dovere lo facevano, eccome: nottate insonni rese possibili solo dalla brodaglia, disponibile nella hall di tutti gli alberghi con una di quelle macchinette che vorrei avere a casa mia. Ammetto di essere una voce fuori dal coro: il resto della spedizione italiana non ha apprezzato particolarmente. Dopo 11 giorni non c’è neanche da chiedersi il perché.

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One comment

  1. bello, bello, bello! E pienamente d’accordo con i voti che avete dato! Anche se forse alla diretta Rai.. avrei dato qualcosina in meno! Ma come si dice? Non serve piangere sul latte versato! Speriamo che tutte le critiche che hanno ricevuto in questi giorni (e su fecebook ne hanno ricevute molte)siano per loro costruttive!

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