Mondiali Volley Maschile – Le “paropagelle” di Italia-Usa. Tema: famosi guerrieri

Mondiali Volley Maschili – Che volete che vi diciamo. Hanno deciso di farci soffrire. Che gli Stati Uniti siano una grande squadra non ci piove, ma che peccato lasciarsi andare così. Provarci a singhiozzi, mai fino in fondo, arrendersi subito. Perché non importa che fossimo già qualificati grazie ai risultati delle altre. Avremmo dovuto giocare alla morte comunque, riscattarci per riprenderci l’autostima spazzata via da questo inizio di mondiale così  inaspettatamente deludente. Ed invece abbiamo chinato testa, creste e bicipiti.

Berruto preferisce nuovamente Baranowicz a Travica, Zaytsev opposto, Buti e Birarelli al centro, sulla banda
Kovar e Parodi. Liberi Rossini e Colaci per ricezione e difesa. Gli Stati Uniti rispondono col giovane regista Christenson, Anderson sulla diagonale, Sander e Lotman a
banda, Holt e Lee al centro. Libero Erik Shoji. Partono subito a mille gli americani. Lavorano benissimo con i loro centrali, sia a muro che in fase offensiva.
Holt e Christenson sembrano gemelli separati alla nascita: i loro primi tempi sono sempre precisi ed efficaci e il centralone ci fa letteralmente il sedere a stelle e strisce.
Sander ha le molle sotto i piedi e perfino Lotman pare un fenomeno. Anderson non è in super giornata ma fa comunque il suo.
Il primo set se lo portano via liscio liscio 18-25, con i nostri che subiscono passivi il gioco americano. Al secondo parziale Berruto s’intestardisce ancora e ripropone la stessa formazione. Holt e compagni fanno di noi ciò che vogliono. Nel frattempo lo Zar gira la preziosa caviglia mentre atterra da un muro. Così magari ora i più sfacciati troveranno un nuovo alibi. Che per come stava giocando anche lo Zar ci vuole un bel coraggio.
E così dentro Vettori, tirato fuori dalla cella frigorifera dove ancora giace – così narra la leggenda – il corpo di Sabbi. Ma non basta. Fatichiamo ancora e gli americani ci staccano di troppo. Berruto butta nella mischia anche il Drago. Niente. Anche il secondo set è degli States, che lo chiudono 20-25. Al terzo parziale finalmente un cambio. Dentro dal primo minuto Dragan Travica per Michele Baranowicz. Ed è forse la rabbia del Drago a far risvegliare gli animi. Torniamo ad urlare di cuore ed abbracciarci felici ed uniti in mezzo al campo, a lottare su ogni palla e, soprattutto, a crederci. Lee comincia a cercare farfalle a muro, Sander ci regala qualche spiccionata, e Anderson lo imita. Così alla fine ce lo prendiamo sto
maledetto set. Ma il pensiero di aver riaperto la partita è solo una stupida illusione.
Al quarto set ci massacrano. Reggiamo solo i primi punti, poi ci massacrano. Letteralmente. E soprattutto dai nove metri. Si chiude 17-25 e se non fosse stato per qualche errore di troppo dai nove metri, ci avrebbero lasciato a 12, probabilmente.
Ennesima sconfitta, ennesima umiliazione. E nonostante ci siamo ancora. Mercoledì ce la vediamo con Atanasijevic e compagni, e sarà dura. Poi la Polonia, e sarà durissima. Prendiamoci questi due giorni per riflettere, ma soprattutto ripigliarci. Basta solo tirare fuori le palle (e non le mikasa) e il cuore.

Paroagelle a doppia faccia. Tema flop famosi e famosi guerrieri.

Italvolley: doveva essere uno squadrone temuto da tutti. Doveva essere una solida nave pronta a solcare i mari più difficili, inaffondabile, pronta a raggiungere mete lontane e remote, ed invece, come il #titanic, è colata a picco al primo piccolo impatto. Delusione (la forza dei film è che, in fondo, il finale, se vuoi lo cambi #Daje).

Mauro Berruto: l’abbiamo amato tanto. Lui e le sue parole. Il suo saper parlare ai ragazzi, ma anche a noi tifosi. E l’abbiamo conosciuto. Abbiamo imparato sulla nostra pelle la sua testardaggine, e così come #Icaro spesso nell’incaponirsi a voler volare alto, alla fine si rischia di precipitare giù. Daje Mauré, la fortuna aiuta gli audaci, diceva il saggio 😉 Non aver paura di stravolgere la squadra, a volte bisogna rischiare un po’ per ottenere di più.

Michele Baranowicz: esaltato da tutti dopo la remuntada sulla Francia, zoppica parecchio nel match col Porto Rico e poco brilla in questo con gli Stati Uniti, forse troppo cullato dalle belle parole ed attestazioni di stima ricevute. Che poi si sa, a crogiolarsi troppo nella propria autostima si rischia di fare la fine di #Narciso e finire annegati nel lago su cui ci siamo specchiati.

Ivan Zaytsev: ci ha salvato tante volte, è stato il condottiero di mille e più battaglie. Ma anche lui doveva avere qualche punto debole, e così come #Achille cede ad una caviglia ballerina.

Dragan Travica: lasciato e dimenticato in panchina nelle ultime partite, Berruto si ricorda di avere il palleggiatore campione del mondo proprio lì appollaiato in panchina a giocare a Ruzzle, e così decide di buttarlo nella mischia quando le cose si mettono male. E così Dragan torna in campo più agguerrito che mai, pronto a riconquistare il suo posto proprio come #Ulisse fece per la sua Itaca.

Luca Vettori: anche lui oramai in prenda alla classica sindrome del pollice opponibile, dopo le ore passate ad annoiarsi in panchina, arriva in campo e ci delizia. Qualche murata se la prende, che con un Holt così dall’altra parte è più che comprensibile. Poi però reagisce e gioca alla grande, tirando senza paura e difendendo con grinta. Giovane, coraggioso e bello, per noi lui è #Alessandro Magno

Italia – Stati Uniti 1-3 (18-25, 20-25, 25-23, 17-25)
Italia: Kovar 13, Buti 10, Birarelli 8, Parodi 7, Vettori 6, Zaytsev 5, Lanza 1, Travica 1, Baranowicz 1, Rossini L, Colaci L. N.E: Piano. All. Berruto
Stati Uniti: Holt 19, Sander 13, Lotman 13, Anderson 11, Lee 5, Christenson 2, E. Shoji L. N.E: K. Shoji,
Ciarelli, Clark, Reft, Smith. All. Speraw
Arbitri: Zenovich (Rus) e Cholakian (Arg)

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