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Giochi Senza Barriere: Bebe Vio e lo sport come terapia

I Giochi senza Barriere vi ricorderanno sicuramente quel programma televisivo molto anni ’90 in cui squadre provenienti da tutto il Mondo si sfidavano a suon di pentole, coperchi, cariole, spaghetti da tenere in bocca. Bene, l’obiettivo dell’evento che andrà in scena sabato 27 giugno all’Arena civica di Milano è sicuramente quello di divertirsi.

 

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Vio, campionessa mondiale di scherma paralimpica a Hong Kong 2014

Ma non è solo questo. L’evento è organizzato da “Art4Sport“, l’associazione creata adalla famiglia di Bebe Vio, atleta paralimpica, campionessa mondiale nel 2014 ad Hong Kong e unica atleta a praticare scherma senza i quattro arti. Ci saranno 8 squadre provenienti da altrettante regioni italiane con gruppi di atleti ben amalgamati: ragazzi, adulti, plurimedagliati, normodotati, artisti e atleti con disabilità. In un’ottica molto vicina a quella che il presidente del CIP (Comitato Italiano Paralimpico) Luca Pancalli tiene stretta guardando al futuro (ossia la creazione di un Comitato che racchiuda gli atleti paralimpici e olimpici insieme). Il tema dei giochi non poteva che essere l’Expo, vista la territorialità dell’evento giunto ormai alla sua quinta edizione, e tanti sono i personaggi che hanno aderito con entusiasmo: Andrea Lucchetta, Martin Castrogiovanni, Antonio Rossi, Niccolò Fabi, Paolo Migone, Kristian Ghedina, Riccardo Pittis, Sabrina Salerno, Vic di Radio Deejay, Giusy Versace, Bruno Cerella. La serata, a partire dalle 20.30, sarà presentata da Luca e Paolo e il messaggio è di quelli che – per usare il gergo giovanile che la stessa Bebe utilizza durante incontri e conferenze stampa – è di quelli che “spaccano”.

La vita è una figata – ripete spesso la giovane atleta che ha scritto anche un libro con Rizzoli dal titolo “Mi hanno regalato un sogno” – e lo sport è energia. Lo ammetto, quando mi hanno chiesto di scrivere il libro ero un po’ scettica. Perchè, sono onesta, a me non piace leggere. Ma poi mi son divertita e penso possa essere utile leggerlo. E’ diviso in tempi, come la mia vita“.
Nel 2008, quando aveva 11 anni, Bebe Vio è stata colpita da una meningite fulminante che le ha provocato un’infezione estesa con annessa necrosi di braccia e gambe. Traduzione: tutti e quattro gli arti amputati.
Bebe è l’esempio di come la disabilità possa finalmente essere vista come diversità, certo. Ma quella ricca, che arricchisce. Quella che ognuno ha al di là delle convenzioni sociali, dei miti dello stereotipo, che va oltre le difficoltà di una mancata perfezione che non esiste.
E lo sport, a Bebe, ha fatto parecchio bene. Non solo a lei: anche, per esempio, a Yoko Plebani, campionessa di canoa, presente sul palco insieme a Martina Caironi, anche lei medaglia paralimpica nell’atletica. Così come ai numerosi giovani ragazzi e ragazze che fanno parte dell’associazione Art4Sport anche loro in sala Buzzati l’altra mattina a presentare Giochi senza Barriere.

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Il logo di Giochi Senza Barriere, disegnato da Bebe Vio

Il messaggio ultimo di questi Giochi, di questo spettacolo, è semplice: lo sport come terapia. Lo sport come energia per la vita. E questo è un valore aggiunto che tutti, normodotati o meno, possono fare proprio.

Per acquistare i biglietti, cliccate qui: bliglietti Giochi senza Barriere

Il numero di sponsor, media partner, collaborazioni è talmente lungo che ci si perde: spuntano i nomi di Gazzetta dello Sport, Corriere della Sera, Sky Sport, Fondazione  Cannavò, Mulino Bianco, con un impegno diretto di Paolo Barilla, Crai Secom S.p.A. e Sterilgarda, Ravelli. Inoltre, FCA e Diadora come sponsor tecnici.  

Vale la pena venire, per fare il pieno di energia.

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