Londra 2012 in una valle di lacrime, tra delusione e senso di colpa

News Londra 2012- Chi non si è commosso vedendo le interviste di Tania Cagnotto e Vanessa Ferrari è ufficialmente senza cuore. Amore per lo sport, passione, assoluta dedizione e voglia di arrivare. Ma anche tanto rammarico, un nodo gigante in gola che strozza le parole e un podio mancato per un soffio. Ecco il destino che ha accomunato le due italiane arrivate in finale e costrette ad accontentarsi della cosiddetta “medaglia di legno” per meno di un pugno di centesimi.  20 centesimi in meno rispetto alla socia messicana Laura Sanchez, sono costati il podio a Tania Cagnotto nella gara del trampolino da 3 metri. Al termine della competizione la tuffatrice azzurra, singhiozzando ha rilasciato un’intervista in cui non ha nascosto la delusione, parlando addirittura di “Olimpiadi stregate”. Un risultato non raggiunto, un pò come quello sfuggito a Vanesse Ferrari ieri, nel corpo libero. Per lei 3 i decimi in meno rispetto alla russa Mustafina che l’hanno costretta al quarto posto.’Mi sono sbattuta per poter arrivare a medaglia e per tre decimi in meno una ti frega il podio. Per me e’ un’altra medaglia di legno”. Così parla la Ferrari, che non regge la delusione e scoppia in lacrime.

Il caso  Schwazer

Oggi, invece, è stato il turno di Alex Schwazer che alle Olimpiadi quest’anno non c’è neanche arrivato.  L’ipotesi di reato per lui e’ di frode sportiva, dopo che il CONI durante un controllo a fine luglio l’ha trovato positivo al doping. Oggi la conferenza stampa, in cui il marciatore ha spiegato ai giornalisti la sua situazione. ”Mi sono somministrato le iniezioni dopo il controllo antidoping del 13 luglio fino al 29 luglio”. Il marciatore ha poi dichiarato di aver acquistato l’epo lo scorso settembre in Turchia, in Antalya – ”perche’ li’ basta mettere i soldi sul banco” – e di aver tenuto il farmaco poi sempre in frigo fino a luglio. “Volevo tutto, invece ho perso tutto – ha aggiunto – La 50 km la posso vincere anche senza doping, l’ho dimostrato”. Un conferenza che ha avuto il picco con la totale ammissione  di colpa e il dolore di un giovane ragazzo, già campione  e ora affitto dal senso di colpa. Lacrime e mani a coprire il volto segnato dalla vergogna. Forse per una volta, davanti a fatti del genere, non ci siamo limitati a colpevolizzare l’atleta truffaldino, ma anche ad abbracciare virtualmente un semplice ragazzo che chiede scusa a se stesso e agli altri.

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