Intervista – Racconto: Totò Rossini e Santi Orduna come non li avete letti mai

 

Dog-sitter o vestito picassiano?

 

Quando la pallavolo è certezza ed il resto solo scoperta, quello che emerge lo si può leggere qui!

 

Ci rivolgiamo dapprima a Rossini, cercando di esplorare le motivazioni e le emozioni legate al rinnovo del contratto fino al 2020. “Sono contento, è stato deciso molto in fretta, seppur con Katia si accennasse già da tempo a questa possibilità. So che ha grandi ambizioni e crea squadre per vincere. Lei mi chiedeva “Quando rinnovi?” ed io rispondevo “Quando mi porti fuori a cena?”. Anche con la mia famiglia mi trovo molto bene qui!” Ventre piano ed accordo sancito anche per il compagno Holt, a cui lo stesso Rossini ha offerto una cena, ormai quasi nel rispetto di una tradizione..e se ne dovrà fare un’altra, giustamente afferma. Orduna, al suo fianco, sorride divertito e s’appresta a rivelarci la sua passione parallela alla pallavolo:”Continuerò a giocare finché  il fisico regge ma non escludo la possibilità  di poter allenare una squadra in futuro”.

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Il pensiero va teneramente al padre, per lui un esempio, prima di passare all’inaspettato alternativa futura: ”Qualche volta ho pensato anche di fare un corso come addestratore ma, avendo poco tempo, non sono mai riuscito. Una passione forte rimane il mio cane, che continuo costantemente ad addestrare, dedicandogli molto tempo”. Cerchiamo ora di incentivare un confronto tra i due, in realtà conoscenti fin da quando 5 anni fa solcarono insieme il terreno di Città di Castello. “Lui aveva  dei capelli improponibili, proprio da argentino” decreta subito Rossini, ricordando i bei tempi della capigliatura sbarazzina di Orduna, il quale si discolpa affermando di non essere ancora molto italiano a quei tempi. Ritornando un attimo su un piano più tecnico, quest’ultimo mette in gioco anche un’esperienza e una presenza diversa in campo, che consentono maggiore tranquillità (“anche se l’ignoranza rimane” cit.). Su un’altra differenza palpabile prende la parola Rossini: “Ora sono io quello che arriva in ritardo agli appuntamenti, prima era il contrario!”. A questo punto Schiacciamisto ha in serbo un semplice gioco veloce per dare libero sfogo alle loro menti creative, dove la richiesta è di associare una città, una persona ed una fase della vita ad una parola da noi scelta. Gli stimoli lanciati sono Scala e Vocabolario. Rossini in panico lascia la parola ad Orduna, che subito ci delizia con dei ricordi vividi: “La parola Scala mi riporta al viaggio di nozze con mia moglie Lucy in Thailandia, a Krabi, quando abbiamo fatto 1300 scalini per arrivare in alto..mi sembrava  di essere nel film di Kung Fu Panda!”.

IMG_1087-19-02-17-10-00Intanto l’imbarazzo di Rossini dilaga e, pur riconoscendo la bravura del compagno, si butta in qualche  dichiarazione di senso: “A me ricorda una spiaggia intitolata 300 scalini..dove però non andavo mai perché io al mare ci voglio arrivare in macchina! Rilancio anche con la scala a chiocciola che c’era nella casa in montagna dove andavo per le vacanze estive con i miei genitori e mio fratello. Quella scala mi sembrava enorme, dato che io ero molto piccolo..”. Torniamo da Orduna con l’altra parola, Vocabolario, che crea qualche scompenso in più ad entrambi. Ma questa volta è più gagliardo Rossini, che si lancia subito nella risposta, ricordando l’immenso, pesantissimo, odiato dizionario di latino che ai tempi del liceo scientifico dovette sopportare. Orduna invece ripropone un ricordo legato alla sua dolce metà: “Torno ancora con il pensiero a lei ed al nostro arrivo a Catania 9 anni fa, quando mia moglie ha imparato la lingua guardando su YouTube le puntate di Mila e Shiro. Motivo per cui il suo vocabolario era molto tecnico oppure pieno di parolacce siciliane!” Chiudiamo infine  l’intervista con due domande al volo: prima di tutto ci serve sapere a quando il lancio della nuova linea d’abbigliamento Ricky Ross (notare la titolazione già formulata!), a cui Rossini risponde valutando scherzosamente l’offerta. Ma poi il discorso si fa più serioso, morale, ontologico: “Avendo rivisto con mia moglie le nostre foto da piccoli, immersi in milioni di pupazzetti, tutt’al più leoni picassiani con gli occhi rivolti in direzioni opposte, abbiamo deciso di adottare una linea minimale con grandi total black! Sappiamo che adesso ad Hollywood si sprecano stelline e righe ma invitiamo i genitori ad essere prudenti ed a mettersi una mano sul cuore perché  tra 20 anni i loro figli preferiranno rivedersi con una linea bianca e nera piuttosto che con un orso o una pecora addosso!”. Con Orduna invece vogliamo approfondire come ultimo punto il suo processo di italianizzazione. “Meglio empanadas o gnocco fritto?”. L’indecisione regna sovrana ma alla fine esordisce, orgoglioso: “Torniamo ai sapori di casa..gnocco fritto è un piatto sempre disponibile qui in Emilia mente le empanadas posso mangiarle giusto quando capita, magari una volta ogni due, tre mesi..” E mentre i suoi occhi brillano al solo pensiero, Rossini balza in prima linea: “Diglielo che te le ho cucinate!”. Ed è così che scopriamo un talento inespresso, di un libero che si destreggia con le empanadas rigorosamente alla griglia, senza dubbio apprezzate dall’ibrido argentino-italiano.

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Ph. di Elena Zanutto

 

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