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Giornaliste donne e allenatori piccati. Non è sessismo, per favore

Week end agitato tra allenatori e giornaliste donne (Mancini e Boi, Calcagno e Allegri). E’ una situazione sessista? Secondo me: NO.

Diciamocela chiara.
C’è la libertà di espressione, quella di fare domande, c’è la libertà di essere presenti nei programmi di calcio non più solo come facevano le vallette, e neanche come faceva Elisabetta Canalis, dall’alto del suo fidanzamento con Bobo Vieri – che, scusatemi, ma sarà valso pur qualcosa. Non solo super gnocche, insomma, ma belle ragazze che parlano, che fanno domande, che raccolgono, pensano, studiano il calcio anche se solo da spettatrici. Non credo ci siano giornaliste sportive televisive calcistiche che abbiano, in precedenza, giocato a calcio. O, se ci sono, sono poche, via.
Una libertà conquistata negli anni dall’altra metà del cielo? Questo è un azzardo un po’ troppo forte, forse. Il calcio – checchè se ne dica – è un mondo bellissimo, molto ricco, affascinante, pieno di prospettive e di spazio, un mondo che luccica. E le donne – sì anche quelle più intelligenti, più ambiziose, anche quelle più preparate – sono atratte dalle cose che luccicano. E se a una giornalista si prospetta un ruolo in un programma di calcio, statene certi tutti quanti, nessuna dice di no. Anche se il calcio ha sempre fatto loro schifo, anche se non ne sanno nulla e dovranno cimentarsi con moduli improbabili e con un mondo dove si usano i piedi. Il lato femminile è entrato pian piano in questo universo maschile, e sì, delle volte maschilista nel senso più leggero del termine, ovviamente.
Ma non è un mondo facile. Per nessuno. Neanche per una donna.

I BATTIBECCHI – Tutta sta spappardellata perchè il week end è stato ricco di “battibecchi”, se così si possono chiamare, tra giornaliste donne e allenatori.
Dopo il derby di Milano, Sinisa Mihajlovic rispose “un po’ ” così a Mikaela Calcagno di Mediaset, rea di aver chiesto al tecnico serbo il perchè di un cambio piuttosto che di un altro. E l’ex interista rispose: “Perchè io faccio allenatore e lei presentatrice“. E non fa una piega, oh. Lui decide, lei chiede. Certo, il tono non è da salotto francese (ma neanche da strada del Bronx, suvvia), mentre la Calcagno è una signora nel ribadire con gentilezza quelli che, appunto, sono i ruoli tra i due: “Io rispetto il mio ruolo e faccio delle domande“. Nel secondo caso, invece, dopo Napoli-Juventus, Massimiliano Allegri risponde seccato – sempre alla Calcagno – che aveva già spiegato quel che la presentatrice sta chiedendo, ossia: “In che cosa manca la Juve?“. “Secondo lei in cosa manca? L’ho già spiegato. Si guarda la classifica e si vede che mancano i punti“. Magari la Calcagno, intendeva andare un po’ più in profondità del discorso tecnico-tattico. Ma una sconfitta e la Juve a 5 punti la dicono chiara su come Allegri possa avere i nervi (e non lo prendo in giro, lo giuro).
Infine, il Mancio nazionale. Quello che quando giocava aveva il “vacagare” facile agli arbitri e il ciuffo ribelle che non dimenticava di sistemarsi dopo una corsa. Era così Mancini. E così è rimasto. Eleonora Boi raccoglie dai social le domande degli utenti – che per definizione chiedono quello che vogliono – e un twittatore chiede il perchè del continuo cambio di modulo: “Ma che domanda è questa? – risponde Mancini – Perdavamo, eravamo in dieci. Sceglietele più intelligenti le domande“. Che fosse una domanda di merda è vero. Che la Boi debba scegliere le domande intelligenti è falso. Che Mancini possa dire quello che ha detto senza scadere nel dramma del’educazione è legittimo, però.

COSA E’ SESSISTA – Scusate ma non trovo nulla di sessista in quel che è successo, in nessuno dei tre casi. Quando una situazione è sessista? Quando si pensa che una certa risposta sia stat data in un certo modo perchè la domanda la pone una donna? Qui siamo nel cerchio della dietrologia (non di chi domanda o risponde ma solo di chi ascolta). Il comportamento è sessista quando si prendono spunti aprioristici che partono dal sesso, dall’essere femmina, ma nel senso più volgare del termine. Il “vai a casa a cucinare” di Ibrahimovic a Vera Spadini (che in verità, un filo il culo glielo aveva tirato chiedendogli se gli fosse passato il “mal di pancia”. E non è una giustificazione, solo onor di cronaca) è lontano dalle risposte di Mancini, Mihajlovic e Allegri. Che trattano la Calcagno e la Boi come due interlocutori. Scortesi? Con toni piccati? Dovrebbero forse essere più accondiscendenti perchè di fronte a loro hanno due donne? A quel punto, sarebbero sessisti, però. O no?
Ps: chi ricorda la lite tra Zenga e Variale? Quella tra Ibrahimovic e Sacchi? Dai…

Elena Sandre

#MomentoAzzurro

@elenasandre
@schiacciamisto5

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